domenica 2 agosto 2009

Mare inquinato in Calabria? La solita bufala mediatica. Almeno secondo l'Arpacal....

di Peppe Caridi – http://www.meteoweb.it/ – E’ ogni anno la solita storia, tra giugno e inizio luglio, quando la bella stagione sta iniziando e quando le spiagge si popolano di sdraio e ombrelloni: l’incubo dell’inquinamento marino preoccupa la popolazione, ma come spesso accade si tratta solamente di un grande bluff.

Quest’anno, dopotutto, s’era superato ogni limite, soprattutto nel Reggino: “la spiaggia è radioattiva”; “se tocchi la spiaggia muori”, “il mare è inquinato, i pesci muoiono” e, ancora, “ho visto un bambino entrare in acqua e poi è uscito con la pelle piena di buchi”: è questo il tormentone che sta attanagliando la società civile della Calabria, e di Reggio in modo particolare, nelle ultime settimane.
Sul banco degli imputati ci sarebbe in modo particolare la costa Jonica del Reggino. Nonostante non c’è mai stato niente di ufficiale, nessun tipo di studio, nessun tipo di analisi o riscontro, e nonostante questa sia una notizia che s’è diffusa solo ed esclusivamente “per sentito dire”, sono in molti a crederci.
Alcuni rinunciano al mare, alle giornate in spiaggia e alle ferie.
Altri, impauriti, si spostano altrove.

Però c’è anche chi, di buona memoria, ricorda: “è ogni anno la stessa storia, io ho un’età ed è da una vita che faccio il bagno qua. Non m’è mai successo nulla di male e continuerò a farlo perchè sono solo voci, non c’è niente di vero”.

Che si tratta soltanto di stupide leggende metropolitane l’ha confermato stamani l’Assessore Regionale all’Ambiente, Silvio Greco, che nel corso di una conferenza stampa tenuta a Catanzaro ha dichiarato che “su un tema cosi’ delicato, non si puo’ parlare per sentito dire. Non possiamo piu’ tollerare interventi di gente che parla di cose che non sa. Abbiamo tanti di quei problemi reali in questa regione che non dobbiamo inventarcene altri”.

Greco è stato affiancato, nella conferenza stampa, dal direttore dell’Arpacal, Vincenzo Mollace che ha spiegato come “sono oltre 610 i chilometri di costa calabrese regolarmente balneabile, sui circa 715, che caratterizzano la Regione; rimangono quindi un centinaio di km che sono segnati da divieti permanenti (quasi 58 km) o temporanei (43 km), ma l’anno scorso c’erano divieti per 10km in più rispetto a quest’anno, quindi la situazione è migliorata.

Per arrivare a queste conclusioni l’Arpacal ha svolto delle analisi tra aprile e il 30 giugno, con 660 punti di prelievo lungo le coste, analizzando i parametri microbiologici e chimico-fisici previsti dalla legge.

“Non abbiamo riscontro di situazioni di particolare criticità e in particolare di tipo radioattivo. Si tratta di allarmi totalmente destituiti da ogni fondamento e sfido chiunque a dimostrare il contrario”: così Mollace ha smentito le voci sull’inquinamento dei mari calabresi e, comunque, per porre il capitolo “fine” a questa vicenda, ha annunciato ulteriori campionamenti suppletivi nelle zone chiamate in causa, con la collaborazione dell’Ispra.

Il dato analizzato, suddiviso per le cinque province, mette in risalto, in termini positivi, le province di Catanzaro e Reggio Calabria, dove sono aumentati i chilometri di zone balneabili. In particolare, rispetto all’anno precedente, nel Catanzarese sono 5,4 i chilometri di costa recuperati, mentre nel Reggino sono 3,8. Male la provincia di Cosenza, con quattro chilometri di costa che perdono la balneabilità, e Vibo Valentia con meno 1,2 chilometri. Nessuna variazione è stata, invece, registrata a Crotone.

L’Assessore Greco ha aggiunto che “Abbiamo un mare di grandissima qualità rispetto ai dati sulla balneabilità e sull’indice di specie presenti. C’è una qualità indiscutibile, per questo non possiamo lasciare spazio ai criminali che agiscono per piccoli egoismi. Non è più consentito a nessuno di continuare con furberie per rovinarci il mare”.

Effettivamente il mare della Calabria è uno dei più belli e puliti d’Italia: anzichè inventarci problemi che non ci sono, dovremmo pensare a come valorizzarlo al meglio tenendo in considerazione quanto è sfruttato il turismo balneare in altre Regioni d’Italia, come il Lazio o l’Emilia Romagna, dove certamente la qualità delle acque e la balneabilità del mare è pessima.

L’Assessore Greco ha stimolato un’altra riflessione importante: “Mi chiedo quante fatture vengono fatte in un anno per lo smaltimento dei fanghi e gli interventi nelle abitazioni civili”.
Il messaggio è forte e chiaro: iniziamo da noi stessi, prima di guardare e criticare gli altri.

E, soprattutto, in Calabria, impariamo a goderci il fantastico e unico mare che la natura ci ha regalato.

Ce lo invidia il mondo intero ma siamo noi stessi, paradossalmente, a infangarne l’immagine.

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